STAMPA 18 Ottobre 2021 - IL GIORNALE DELLA PROTEZIONE CIVILE.IT - Giuseppe Grandori, padre dell'ingegneria sismica: lo scienziato, il divulgatore, l'uomo

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Giuseppe Grandori, padre dell'ingegneria sismica: lo scienziato, il divulgatore, l'uomo

Cent’anni fa nasceva Giuseppe Grandori, padre dell’ingegneria sismica italiana. Grande studioso, innovatore e divulgatore, amante della natura e dell'avventura, raccontato da chi lo ha conosciuto e amato

Ogni scienza ha i suoi pilastri: Giuseppe Grandori (1921-2011), professore Emerito di Scienza delle Costruzioni al Politecnico di Milano, presidente della International Association Earthquake Engineering (IAEE) e dell’Associazione europea di Ingegneria sismica (EAEE) è considerato il padre fondatore della moderna ingegneria sismica italiana.
L’ingegneria sismica è quel settore multidisciplinare dell’ingegneria civile che studia la risposta meccanica delle strutture ai terremoti e le tecniche per progettare con criteri antisismici le nuove costruzioni o per aumentare la sicurezza sismica di quelle esistenti.

Grandori cominciò ad interessarsi di ingegneria sismica e di rischio sismico a partire dalla metà degli anni ‘60. I suoi contributi furono determinanti nella realizzazione della prima carta di pericolosità sismica del territorio nazionale elaborata dal Progetto Finalizzato di Geodinamica, ma anche a livello operativo e legislativo, in occasione dei terremoti del Friuli e dell’Irpinia.
La sua produzione scientifica è raccolta in un centinaio di pubblicazioni; di particolare interesse sono state le sue ricerche sul processo decisionale del rischio sismico accettabile.

Grandori ha sempre sottolineato l’esigenza fondamentale e imprescindibile di una presa di coscienza da parte dell’intero Paese a tutti i livelli (politica, forze sociali, informazione, singoli cittadini) sul fatto che i terremoti sono una componente costante della vita nazionale: già negli anni ’80 scriveva che “tutte le zone di alta sismicità sono già oggi da considerare in condizioni di emergenza”.
Credeva fermamente nella necessità di far crescere una consapevolezza generalizzata che la difesa dai terremoti parte dalla prevenzione e dalla conoscenza e chiedeva che si investisse in modo importante nella ricerca per non disperdere, ma anzi sviluppare, potenziare ed arricchire il processo di crescita scientifica avviato dal Progetto Geodinamica.


Memorabile rimane la conferenza su “La difesa dai terremoti” tenuta da Grandori, insieme a Franco Barberi, dopo il terremoto dell’Irpinia del 1980 in una sala del Senato, alla presenza del Presidente Pertini: per i contenuti e per il forte richiamo alla responsabilità della politica rimane ancora oggi, a distanza di oltre 40 anni, di una disarmante attualità.

Amante della montagna e del mare, scalatore e navigatore appassionato, padre di tre figlie, Giuseppe “Pippo” Grandori, ha continuato ad occuparsi di rischio sismico fino agli ultimi anni della sua vita, insieme alla moglie Elisa, con cui condivideva la passione per la scienza. E’ scomparso nel novembre 2011.
Le testimonianze che seguono ci raccontano lo studioso, la passione, i traguardi ma soprattutto l’uomo.

La compagna di tutta la vita

Elisa Guagenti Grandori: «Volendo ricordare alcuni tratti salienti della figura di Giuseppe Grandori, con cui ho avuto il privilegio di condividere la vita, inizierei da una caratteristica evidente fin da quando, giovanissimo, praticava l’alpinismo aprendo vie nuove di arrampicata. Così, da scienziato, ha aperto vie nuove di conoscenza, dapprima all’interno del capitolo Meccanica Strutturale, aprendo poi, nei primi anni 60, un capitolo allora nuovo per l’Italia, l’Ingegneria Sismica.
Alla crescita dell’Ingegneria Sismica nei suoi molteplici aspetti ha dedicato il suo lavoro di ricerca fino alla fine. Il suo ultimo paper, dal titolo “Difendersi dai terremoti”, è stato pubblicato postumo nel 2012.

Pippo Grandori sulla via Grandori, parete est del pizzo RacheleUna seconda caratteristica, strettamente connessa alla precedente, unisce al rigore e alla originalità della speculazione teorica, il senso concreto del fare. Costruttore è stato. Da ingegnere, nel significato completo di costruttore nel sociale, con senso di responsabilità morale. Ha costruito attorno a sé una comunità scientifica operante, a favore della sicurezza, in Italia e in giro per il mondo. Contagiava nel fare. Perché sapeva ascoltare, comunicare, con la forza del ragionamento, con lo stile del suo parlare, sempre pacato ma fermo. Argomentava sulle incertezze. Sollecitava la discussione attorno alle questioni controverse, indagando sui motivi e sugli scopi delle decisioni difficili, da prendere collegialmente con senso di responsabilità. Mobilitava le coscienze.

A proposito delle due scabrose questioni incertezze e decisioni val la pena accennare a due campi specifici da lui proposti, sia come argomento di ricerca teorica, sia come guida al fare. Per trattare le incertezze, sposta l’attenzione dall’illusoria validazione dei risultati alla procedura che li ha prodotti, definendone una credibilità relativa allo scopo da raggiungere. Per evitare contrapposizioni ideologiche nel decidere strategie di difesa dal rischio sismico, propone una guida di confronto fra decisioni possibili, definendo il costo marginale di una vita salvata. Il valore morale della responsabilità decisionale è insito nella denominazione stessa. In questo senso GG ha avuto funzione di vero leader, che sa rendere inefficaci le contrapposizioni ideologiche, sa unire le persone in lavoro utile. Amato da generazioni di studenti. Ancora oggi mi capita di incontrarne. Ricordano il suo insegnamento, che era anche una lezione morale. Ha motivato loro scelte di vita.

Perfino il torpore della Politica riguardo al problema sismico, GG è riuscito a scuotere quando, nel 1980, l’allora presidente del Senato Amintore Fanfani gli ha richiesto una “Lezione”, da tenere a Palazzo Giustiniani, per disegnare un piano di Prevenzione Sismica in Italia. La lezione c’è effettivamente stata, ascoltata da Sandro Pertini, Nilde Jotti, Onorevoli e Senatori. Purtroppo sappiamo che l’interesse non ha avuto seguito operativo nonostante il forte incitamento della lezione che terminava con queste parole: “Questa decisione (il non decidere un piano di prevenzione) ha un costo sociale immenso. Adottarla di fatto semplicemente infilando la testa nella sabbia non mi sembra degno di una classe dirigente responsabile.”

In tutto questo fervore di interessi anche la famiglia è stata coinvolta. Ridotte al minimo inevitabile le assenze di Papà, pranzo e cena attorno allo storico tavolone di famiglia erano momenti importanti di incontro. Papà, Mamma, le tre figlie, tutti avevano da raccontare. Nei burrascosi anni 60, quando le due figlie maggiori erano già coinvolte nei movimenti studenteschi e la Sismica era quasi una quarta figlia, i racconti erano inestinguibili e la piccola alzava la mano perché anche lei doveva raccontare le sue vicende. Momenti importanti, di confronto, formativi, anche talvolta difficili per il clima politico arroventato.
Momenti di assoluta felicità per tutti e cinque noi, quelli sui monti o in mezzo al mare, momenti, anzi periodi che abbiamo sempre cercato di salvare, per quell’amore della natura, quel tanto di spirito avventuroso di esplorazione (sempre quello!) che ha contribuito così tanto a costruire legami forti fra di noi e, penso, formazione buona per le nostre figlie. Quelle notti stellate trascorse in bivacchi di montagna o in silenziose baie marine (allora pochi navigavano) rimangono ricordi magici.
Per le figlie, guida sicura, discreta, affettuosa, sempre. Unione speciale la nostra, di integrazione completa».

L’amico e collega

Vincenzo Petrini (*) «Ho conosciuto Giuseppe Grandori come frequentatore, non particolarmente assiduo, delle sue lezioni di Scienza delle Costruzioni al terzo anno di Ingegneria. L’ho rivisto alcune volte l’anno successivo partecipando, anche in questo caso saltuariamente, ad alcuni seminari che il professor Grandori aveva organizzato con studenti dell’anno precedente per illustrare gli sviluppi della ricerca nel settore. Sono bastati questi pochi incontri per farmi decidere, appena laureato, di chiedergli di entrare nell’allora Istituto di Scienza delle Costruzioni, pur provenendo da una laurea in ingegneria elettrotecnica; così è cominciato, dopo un breve periodo di prova, un lungo periodo di collaborazione che si è poi trasformata in una sincera amicizia, sul lavoro e fuori.
Al mio arrivo in Istituto il professor Grandori aveva da poco intrapreso la strada dell’Ingegneria sismica che è diventata il principale tema della mia attività di ricerca. Con il professor Grandori, nel frattempo diventato per me “Pippo Grandori”, ho condiviso tutta l’esperienza del Progetto Finalizzato Geodinamica del CNR, dal 1976 al 1980. Pippo era il responsabile del sotto progetto rischio sismico e io mi occupavo di uno dei gruppi di lavoro dello stesso.
Ricordo uno dei temi che più ci ha impegnato: la definizione di criteri razionali e quantitativi da porre alla base delle scelte di prevenzione e mitigazione del rischio simico: poiché il rischio zero è un obiettivo irraggiungibile, si trattava di trovare le basi per costruire una scelta di rischio accettabile. Il contenuto di queste ricerche è ben riassunto nel parametro che si è introdotto: il costo marginale di una vita salvata.
Pippo Grandori è stato per me un riferimento e un supporto essenziale negli anni nei quali ho diretto il Gruppo Nazionale per la Difesa dai Terremoti, nato nei primi anni ’80, dal Progetto Finalizzato Geodinamica. In quel periodo ho sempre avuto la possibilità di discutere con lui tutte le decisioni importanti. Mi piace ricordare anche la nostra condivisione di alcune attività professionali, sempre rivolte al problema del rischio sismico, dalla scelta delle azioni sismiche di progetto per alcune opere di notevole impegno alla individuazione dei margini di sicurezza di impianti particolarmente pericolosi.

Per finire, devo citare i momenti extra lavorativi: le arrampicate in montagna e i viaggi prima o dopo i vari congressi; citarli sarebbe lungo, ma non posso dimenticare i tanti bei momenti passati con lui e con Elisa. Nei lunghi anni trascorsi insieme ho molto apprezzato le sue doti di uomo, di grande didatta, di attento e rigoroso ricercatore e di caposcuola».

Il futuro: sulle tracce di Grandori

Luca Zanetti (**): «Non ho mai conosciuto Giuseppe Grandori. Tuttavia mi occupo, da filosofo della scienza, della valutazione del rischio in Ingegneria Sismica, disciplina che Grandori ha contribuito a fondare; il mio lavoro si svolge al Politecnico di Milano, l’università che è stata di Grandori.
Vorrei ricordare alcuni temi della sua ricerca che stanno influenzando la mia. Grandori non era un filosofo della scienza, ma uno scienziato, che si è però interessato anche di questioni filosofiche con riferimento in particolare alle stime di pericolosità sismica. Un interrogativo che interessava Grandori è perché diversi modelli, apparentemente tutti accettabili (cioè che hanno superato le prove di demarcazione e di falsificazione) danno risultati diversi.
Chiedersi questo non è solo una domanda teorica, ma una vera e propria necessità pratica. Vogliamo infatti sapere se possiamo fidarci delle stime che ci sono fornite dai sismologi per le nostre decisioni; inoltre, vogliamo sapere se quelle stime possono essere usate in ingegneria per scegliere un livello di rischio accettabile per costruire in ragionevole sicurezza (il rischio non può azzerarsi completamente).
Si presenta quindi un problema: è possibile e, nel caso, come dar fiducia ai risultati di un modello di pericolosità sismica?
Grandori osserva che le stime di pericolosità sismica possono essere confermate in teoria (se avessimo a disposizione migliaia di anni di tempo per fare le nostre osservazioni), ma non possono essere confermate in pratica (essendo disponibili solo poche centinaia di anni).
Tuttavia, dobbiamo comunque prendere delle decisioni, anche se in condizioni di incertezza; le nostre scelte dovranno quindi basarsi non solo su quello che sappiamo, ma anche su quello che sappiamo di non sapere.
Nel caso del rischio sismico, un modo diffuso di procedere è quello di affidarsi alla saggezza dei modelli, mettendo insieme diversi modelli alternativi tramite dei pesi in modo da ottenere un loro valore “medio”. Grandori propone un approccio completamente diverso, sempre affidandosi alla saggezza dei modelli in quanto confrontabili fra loro in vista di un particolare obiettivo. L’idea di Grandori è che, se non è possibile confermare le stime di pericolosità, allora bisogna valutare il metodo attraverso il quale quelle probabilità sono ottenute a partire dai dati che abbiamo.
Questo comporta trovare un parametro (“la credibilità”) che permetta di confrontare tra loro i diversi modelli in vista di uno specifico obiettivo. Sarà quindi il modello più credibile ad essere utilizzato nella stima del parametro scelto per la valutazione della pericolosità sismica ad un dato sito.
In questo caso, ci fidiamo quindi della credibilità del singolo modello, non in assoluto ma limitatamente al particolare obiettivo e grazie ancora ai modelli che posseggono anche la saggezza di lasciarsi confrontare. La nozione di credibilità di un modello è il grande lascito intellettuale di Giuseppe Grandori. È di solito segno della fecondità di un’idea che essa trovi applicazioni al di fuori dell’ambito in cui è stata sviluppata, e la nozione di credibilità può essere facilmente adattata a nuove discipline oltre l’Ingegneria Sismica, una volta che siano stati specificati gli scopi rilevanti».

In memoria del prof. Grandori è stato istituito, dal Politecnico di Milano, un premio per la miglior tesi di laurea sul tema “Ingegneria Sismica e Rischio Sismico”.

patrizia calzolari


* Vincenzo Petrini: dottore in Ingegneria nel 1965, docente al Politecnico di Milano dal 1968, Ordinario di Scienza delle Costruzioni dal 1980 e dal 1999 direttore di Dipartimento, Professore Emerito di Scienza delle Costruzioni. Direttore dell’Istituto di Ricerca sul Rischio Sismico del CNR (1988-1999) e Coordinatore GNdT-CNR (1981-1994), Petrini è stato membro delle Commissioni nazionali "Grandi rischi" del Dipartimento della Protezione Civile, e "Prevenzione del Patrimonio Culturale dal Rischio Sismico" del Ministero Beni Culturali. Fra le sue principali attività di ricerca: la dinamica strutturale, la valutazione del rischio sismico, della pericolosità sismica e della vulnerabilità sismica di edifici civili e monumentali.

** Luca Zanetti: da maggio 2021, assegnista di ricerca in epistemologia ed etica del rischio sismico nel Dipartimento di Ingegneria Civile ed Ambientale del Politecnico di Milano. Ha conseguito il dottorato di ricerca presso la Scuola Universitaria Superiore IUSS Pavia (2019). In precedenza è stato Visiting Fellow presso l'Università di Oslo (2019) e assegnista di ricerca presso lo IUSS di Pavia (2019-2021).

A cura di Ing. Pasquale Francesco Costante
2011.
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